Cento anni fa, esattamente il 26 agosto del 1910, nasceva a Skopje, in Macedonia, da famiglia di origine albanese, Madre Teresa di Calcutta, una delle figure più eminenti del 20° secolo, un secolo carico di lutti e tragedie
inenarrabili. Nel Centenario della nascita l’Associazione Culturale Anassilaos dedica alla Beata un incontro che si terrà giovedì 26 agosto alle ore 21,00 presso il Chiostro di San Giorgio al Corso con l’intervento introduttivo di Don Antonio Santoro, Parroco della Chiesa di San Giorgio al Corso e la proiezione di un video sulla vita della Beata curato da Francesco Nucara, cui farà seguito da parte degli amici presenti una lettura di poesie e riflessioni della Madre. A tutti in omaggio una cartolina commemorativa con annullo filatelico. Madre Teresa non è stato un potente della terra ma una donna fragile e minuta che mettendo tutta se stessa a servizio dei poveri e dei sofferenti del mondo ha indicato a tutti gli uomini la via maestra per venire incontro, concretamente, alle miserie materiali e morali di tanti uomini e donne. Per portare a termine questo suo compito, nel corso della sua lunga vita (è morta a 87 anni il 5 settembre del 1997), ha incontrato, vestita semplicemente e umilmente del suo sari bianco a strisce azzurre, Capi di Governo e Capi di Stato, sovrani, uomini dell’economia, personalità del mondo della cultura, delle arti, di quel jet-set mondano che a Lei si avvicinavano forse per bisogno di notorietà o, piuttosto, per necessità spirituali. Fece clamore, ad esempio, il rapporto che intrattenne con Lady Diana, morta qualche mese prima. A chi le chiedeva perchè tante volte avesse incontrato la principessa Diana, donna al centro dell’attenzione morbosa del pubblico e dei mass- media, si dice che avesse risposto di non aver mai incontrato la Principessa. E dinanzi alle perplessità dell’interlocutore rispose, semplicemente, di aver incontrato “l’infelice Diana”. Ogni occasione pubblica offriva a Madre Teresa l’opportunità per parlare dei “suoi poveri”, per raccogliere denaro per far fronte alle gravi esigenze dei suoi malati. Per questo, nonostante qualche critica, non si sottrasse mai agli inviti che le venivano da più parte rivolti. I Premi conseguiti, tra cui il prestigioso Nobel per la Pace nel 1979, si trasformarono in cibo e medicine. Destò scalpore, in quella occasione, l’invito ad annullare la cena di gala e a devolvere la somma così risparmiata. Non cercava comunque l’approvazione ad ogni costo e lo dimostrò quando, parlando alle Nazioni Unite, disse di considerare l’aborto ancora peggiore della guerra. Il rapporto con i Pontefici (Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI) fu intenso ma è soprattutto con Giovanni Paolo II che maturò una comune visione della fede. Karol Woityla le fu sempre vicino ed ebbe l’onore di proclamarla Beata il 19 ottobre 2003. Negli ultimi anni di attività si avvide che le miserie materiali e spirituali non erano prerogativa del terzo o Quarto mondo ma che anche nel mondo ricco, nell’Occidente opulento, dagli Stati Uniti all’Europa, esistevano sacche di emarginazione e sofferenza. Per questo aprì anche nei paesi europei – e nella nostra Reggio Calabria – e del Nord America case di accoglienza e l’Occidente conobbe le suore dal sari bianco e azzurro. Il sorriso, la tenacia il coraggio con cui affrontava le difficoltà non possono nascondere la angoscia, il dubbio, la consapevolezza d’essere inadeguata alla missione che lo stesso Gesù, in una apparizione, le aveva indicato, all’inizio della sua attività. Fecero scalpore, ma a torto, alcuni documenti scoperti nella fase preliminare della beatificazione, nei quali emergeva la tempesta del dubbio, il senso del fallimento e dello scoramento spesso provati da Madre Teresa come se i santi non fossero uomini e donne. Ma da essi emerge quella umanità da cui si leva comunque indomita la personalità di Teresa (nata Anjeza Gonxhe Bojaxhiu), la cui figura e la cui opera giganteggiano nella storia aspra e tormentata del Novecento.