“Pasquale Tommasini nacque a Reggio Calabria, l’8 giugno del 1836, da “Don” Alessandro (proprietario) e “Donna” Mariantonia. All’epoca della sua nascita i suoi genitori avevano rispettivamente: il padre 36 anni e la madre 21 anni. Pasquale sin da piccolo mostrò, lui figlio della ricca borghesia, una generosa propensione ad interessarsi delle condizioni dei più umili”. Lo scrive in una nota Geremia Mancini – Presidente onorario “Ambasciatori della fame”. “Giovinetto – si legge nella nota – visitava i quartieri più poveri della sua Reggio Calabria portando cibarie e vestiario. A sedici anni era già forte il lui la vocazione. Così decise di abbandonare la famiglia per abbracciare, 1856, l’ordine dei Gesuiti. Completò i suoi studi in Francia e fu ordinato sacerdote nel 1865. Nel 1870 fu inviato, come missionario, negli Stati Uniti con sede a El Paso nel Texas. Di certo fu uno dei primi sacerdoti inviati in quel territorio. Nei suoi lunghi anni di missione Padre Pasquale Tommasini ricoprirà una serie innumerevole di incarichi: Padre Superiore, Pastore, Responsabile delle “Christian Mothers” della “Catholic Union”, fondò l’assistenza alle giovani madri la “Girls Sodality”, capo confessore della Comunità gesuitica, realizzò più d’una biblioteca. El Paso (Texas), Conejos (Colorado), La Junta Las Vegas e Albuquerque (New Mexico) sono stati i luoghi, spesso desolati e spesso insidiosi, dove lui con instancabile coraggiosa dedizione e fede portò la “parola del Signore”. Da alcuni appunti di Padre Pasquale Tommasini: “È assai raro che trascorro due giorni di fila in casa mia”. Quasi tutta la settimana, sto galoppando da villaggio a villaggio per predicare, dire messa, amministrare i sacramenti. E affermo francamente, che vivere da solo, come vivo, a una grande distanza di due giorni da qualsiasi altro sacerdote, è molto spiacevole “. In effetti, soprattutto a La Junta nel New Mexico, il territorio della sua parrocchia era immenso e si estendeva all’interno del deserto (da qui la definizione di “Missionario del deserto”). Ma lui comunque raggiungeva, a dorso di mulo o di cavallo, il più sperduto villaggio o il “ranch” più isolato perché come lui diceva “anche quello è il mio gregge”. Seppe parlare ed ebbe notevole influenza sulle tribù indiane. Fece erigere Chiese e favorì numerose vocazioni. Tutto questo, come disse un suo superiore, sempre: “secondo i cerimoniali prescritti dal rituale romano”. Istituì registri sacramentali parrocchiali (battesimo, matrimonio, sepoltura) che hanno consentito, successivamente, di ricostruire storie anagrafiche che sarebbero state definitivamente perse. Morì il 7 aprile del 1924 a El Paso”.