La comunità del piccolo centro montano ne parlerà con il poeta e scrittore Franco Arminio, massimo esperto italiano in materia, Venerdì 1 Dicembre, dalle ore 18, nella sala convegni di Palazzo Pingitore.
Nel dizionario Treccani, la parola “paesologia” viene definita come un neologismo che sta a significare “l’arte dell’incontrare e raccontare i paesi e i luoghi, percepiti come centri di vita associata immersi nel territorio e nella storia e interpretati fuori da ogni rigido schema disciplinare”.
Creatore di questo neologismo, e della stessa “paesologia”, è appunto Franco Arminio, personaggio originalissimo e poliedrico del panorama culturale italiano. Poeta, scrittore, regista, documentarista, attivista sociale ma soprattutto “paesologo”, come lui stesso ama definirsi.
Il lavoro di Arminio è tutto incentrato sull’attenzione ai piccoli paesi, ai luoghi del silenzio, al significato di un albero, di un edificio o di un vecchio su una panchina. Partendo dal postulato che sono i paesi a tenere compagnia alle persone e non viceversa, l’obiettivo del paesologo è quello di riavvicinare, riannodare e riconnettere le persone ai luoghi, poiché spesso la gente vive nei paesi ma guarda altrove e finisce per non amarli e non comprenderli più, soprattutto in quest’epoca segnata da una nuova dimensione umana in cui non sono più le persone a lasciare i paesi per andare nelle città, ma sono le stesse città che vengono a prendersi i paesi.
I versi di Arminio sono una narrazione di tradizioni, di gesta antiche, di elogio delle piccole cose. La paesologia, racconta il poeta, è una “scienza difettosa”: consiste nell’andare nei posti piccoli, uno dopo l’altro, e guardare, ascoltare, scrivere.
Poetica e politica, dunque, sono gli strumenti utilizzati da Franco Arminio per teorizzare “un nuovo umanesimo delle montagne” in cui un rinnovato sguardo verso i luoghi e i personaggi può tramutarsi in un rispettoso “riguardo” nei confronti degli stessi.
Nato e cresciuto a Bisaccia, in Irpinia d’Oriente, Arminio collabora con diverse testate giornalistiche nazionali, tra le quali “il manifesto” e “Il Fatto Quotidiano”, ed è animatore del seguitissimo blog “Comunità Provvisorie“.
E’ creatore e direttore artistico, inoltre, del Festival sulla paesologia “La luna e i calanchi” che si tiene ad Aliano, piccolo borgo in provincia di Matera noto per aver ospitato nel 1935 l’esilio di Carlo Levi, il quale ebbe qui l’occasione di scoprire un’altra Italia: quella contadina del Mezzogiorno.
Tra gli innumerevoli Festival che animano le estati italiane, “La luna e i calanchi” rappresenta sicuramente uno dei più suggestivi e originali. Come scrive lo stesso poeta “ la Festa è un intreccio di poesia e impegno civile che si svolge a oltranza, di giorno e di notte, fatto di canti, di spettacoli teatrali, di letture, di conferenze, e soprattutto di persone che si incontrano, accomunate dall’idea che l’Italia interna non è un luogo di retroguardia, ma un posto dove ci si può aprire all’impensato”.
L’evento in programma è stato ideato e promosso dal gruppo escursionistico Serrastretta Trekking e la Casa della Paesologia, in collaborazione con il Comune di Serrastretta, e si pone l’obiettivo di creare spunti di riflessione sulla condizione dei nostri borghi montani e delle aree interne, oramai sempre più vittime del feroce fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono.