di Stefano Perri – E’ ancora mistero sulla data di arrivo delle armi chimiche siriane al porto di Gioia Tauro. Nella giornata di ieri la nave americana MV Cape Ray ha lasciato il porto spagnolo di Rota alla volta del porto calabrese dove si preparerà ad imbarcare il carico di armi e prodotti chimici consegnati dal regime siriano con l’obbiettivo di distruggerli in acque internazionali, nel braccio di mare compreso tra la Grecia, Malta e le coste sud orientali della Sicilia, proprio al centro del Mar Mediterraneo. ”Il transito verso l’Italia impiegherà qualche giorno” ha dichiarato in un comunicato il portavoce del Pentagono John Kirby. Nel frattempo prosegue il viaggio dalla Syria del carico di armi chimiche partite lunedì dal porto di Latakia a bordo dal cargo danese Ark Futura.
C’è ancora incertezza però su quando le due navi, quella danese e quella americana, si incontreranno per iniziare il trasbordo nelle acque prospicienti il porto di Gioia Tauro. Secondo le fonti ufficiali l’operazione dovrebbe svolgersi i primi giorni di luglio, ma in tanti ormai, tra gli osservatori internazionali, pensano che l’arrivo delle due navi potrebbe già avvenire in questo fine settimana.
Quel che è certo, per il momento, è che nella piana di Gioia Tauro il trasbordo delle armi chimiche fa paura. A spaventare soprattutto è la mancanza di informazioni alla popolazione su quella che il Ministro Emma Bonino aveva definito ”la più grande operazione navale di disarmo in un porto italiano dalla seconda guerra mondiale ad oggi”.
In effetti, nonostante i numerosi incontri tecnici in Prefettura, ai quali hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine ed i Sindaci dei Comuni limitrofi all’area del Porto, sulla vicenda è stato mantenuto per il momento il massimo riserbo, tanto da far salire tra la gente la preoccupazione che i rischi non siano poi così remoti.
I RISCHI – Non vi sono nei fatti notizie certe circa un possibile piano di evacuazione nella malaugurata ipotesi che qualcosa dovesse andare storto, nè si ritiene che le strutture sanitarie presenti sul territorio siano attrezzate ad affrontare una qualsiasi emergenza.
Tra gli osservatori qualcuno inizia a sospettare che l’area del porto inizialmente individuata per il trasbordo potrebbe essere stata traslata di qualche centinaio di metri più a sud, sempre all’interno del perimetro portuale, poco più lontano dal centro abitato. I pareri di diversi scienziati di fama internazionale, alcuni dei quali, come il Professor Vaggelis Pissias, scienziato greco e docente alla Higher Technical University di Atene, giunti nelle scorse settimane proprio a Reggio Calabria per alcuni incontri informativi, hanno indicato i principali fattori di rischio e soprattutto – è ciò che preoccupa di più – le caratteristiche sperimentali dell’operazione che stando alle loro analisi non è mai stata compiuta, fino ad oggi, in un contesto instabile come quello di una nave.
LE SOSTANZE – A far paura è soprattutto il carico di iprite, sostanza che penetra in profondità nella pelle, con un odore molto simile alla senape dal quale deriva l’appellativo in gergo militare di ”gas mostarda”. Concentrazioni di 0,15 mg per litro d’aria di questa sostanza risultano letali in circa 10 minuti. Oltre all’iprite, secondo le frammentarie informazioni fornite dalle autorità, all’interno dei container che arriveranno a Gioia Tauro ci sono anche il Sarin e i Vx, gas nervino di ultima generazione, una sostanza che può uccidere al solo contatto con la pelle, senza bisogno di essere ingerito o inalato.
LE PREOCCUPAZIONI DEL SINDACO – Ad esprimere serie preoccupazioni sul trasbordo delle armi era stato anche il Sindaco di San Ferdinando Domenico Madafferi, che due settimane fa aveva abbandonato la riunione in Prefettura paventando non solo i rischi per la salute dei cittadini residenti nell’area del porto, ma anche i possibili danni economici lamentati dagli operatori turistici della costa che proprio a causa della grande incertezza generata dall’operazione hanno registrato un calo enorme nelle prenotazioni per il mese di luglio.
LE PROTESTE – Nel frattempo a muoversi sul fronte delle associazioni sono soprattutto gli attivisti del Coordinamento Sos Mediterraneo che in queste ore si stanno confrontando in vista dell’organizzazione di possibili manifestazioni di protesta. In ogni caso, secondo quanto assicurano i responsabili, si tratterà di manifestazioni pacifiche, che si terranno con tutta probabilità nell’area del porto ma anche in centro a Reggio Calabria. A preoccupare gli attivisti di Sos Mediterraneo è soprattutto il fatto che la ”scellerata operazione si svolgerà nella più assoluta segretezza e in spregio alla convenzione di Arhus per la quale la trasparenza e il coinvolgimento delle popolazioni nelle questioni ambientali assurgono a valore imprescindibile”. Un contesto che conferma – spiegano – ” tutti i dubbi sulla natura pacificatrice di questa prima operazione di disarmo”.